L’Urbanistica di San Lorenzo: una Storia di Quartiere

San Lorenzo nasce come terreno agricolo a ridosso delle Mura Aureliane nei primi anni Cinquanta. Alla fine dell’800, comincia ad accogliere famiglie migranti dall’Italia Centrale e Meridionale, poche case abusive e genti sperse accomunate da miseria e malaria.

Nel ‘900 iniziano i primi interventi a favore del quartiere. La costruzione della Chiesa dell’Immacolata e dell’adiacente oratorio hanno lo scopo di divenire contesti di aggregazione sociale; l’Istituto Romano per i Beni Stabili interviene con una parziale riqualificazione degli ambienti abitativi ed è proprio lì che Maria Montessori sceglie di aprire la prima Casa dei Bambini a favore dei più poveri.

Il quartiere cresce con la pianificazione dello Scalo Merci ferroviario, che porta all’insediamento da parte di nuovi abitanti, come ferrovieri, classe operaia politicizzata e sindacale. Il Partito Socialista inaugura la sezione in via dei Sardi che svolge attività non solo politica ma anche culturale.

La Grande Guerra provoca un peggioramento del tenore di vita ma l’industria bellica implementa l’attività dello Scalo merci e della ferrovia. San Lorenzo si trasforma da confine suburbano ad area di transizione tra città intramuraria e periferia e il suo volto urbano- architettonico si arricchisce. Il ministero dell’Aeronautica e la nuova Città Universitaria (1932-1935) divengono simbolo dell’intento fascista di fare grande Roma ma anche di rinforzare la separazione del “quartiere operaio”. Sarà vittima dei bombardamenti del 43’ e ospitante militari fuggiaschi e antifascisti.

Il quartiere, definito nel ’79 “zona di recupero,” vede interventi di connotazione residenziale, di riqualificazione di vecchi edifici come la Villa Mercede e diventa la sede di molte cooperative sociali, assistenziali e volontaristiche.

A cura di Chiara Passagrilli

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