Alla Scoperta Della Storia Dell’Esquilino

L’Esquilino non è soltanto il nome di questo rione ma è anche uno dei sette colli di Roma, insieme a CampidoglioViminalePalatinoAventinoCelio e Quirinale, nonché il più alto.

L’etimologia, tutt’ora incerta, riflette l’alone di mistero e fascino che caratterizza da sempre questo quartiere. Il nome “Esquilino” forse deriva dall’antico nome latino “Esquilinus” che molto probabilmente trae le origini dalla parola “esculus” o “eschio“, albero glandifero caro a Giove; oppure da “Excubie“, le guardie che Romolo mandava in giro di notte per difendersi dalle insidie sabine di Tazio. Ma molto probabilmente, “Aexquilae” era solo la definizione della fascia suburbana della prima Roma dell’VIII/VII secolo a.C., che traeva la sua origine etimologica dal verbo “ex-colere”, ovvero “abitare fuori” (dalle mura): i suoi abitanti erano quindi detti “ex-quilini” in relazione agli “in-quilini,” che abitavano nel nucleo centrale dell’urbe, all’interno della cinta Serviana.

Tempio di Minerva Medica

Il colle è costituito da tre sommità: l’”Oppius” (il Colle Oppio, ovvero il settore meridionale, dove sono le Terme di Tito e di Traiano); il “Fagutal” (la punta occidentale, dove è situata la chiesa di S.Pietro in Vincoli)  ed il “Cispius” (la zona settentrionale, dove si trova S.Maria Maggiore).

Nel Catalogo sia augusteo che costantiniano il rione faceva parte della “V Regio Esquiliae“. Su questo “altissimus Romae locus” si riscontra una cerchia di fortificazioni della città eseguita da Servio Tullio detta “Aggere Tulliano“, costruita verso la metà del VI secolo a.C., quando, cioè, la zona iniziò ad essere abitata.

Santa Maria Maggiore

Benché Mecenate vi avesse costruito la sua gran villa (Hortus) e vi abitassero Orazio, Virgilio, Properzio ed altre illustri personalità, l’Esquilino mantenne a lungo la sua fama di luogo miserando e maledetto, a ricordo dei tempi più remoti, quando la zona era miasmatica, malsana e destinata a sepolcreto per schiavi, meretrici e condannati a morte.

Santa Maria Maggiore

La storia si ripeté anche nel Medioevo quando maghi, streghe e negromanti scelsero l’Esquilino per darsi convegno notturno e celebrarvi misteriosi riti.
Il rione, considerato fino ad allora un luogo miserabile e maledetto, ebbe nel Cinquecento una riqualificazione. In antichità la zona era una sorta di grande cisterna in quanto tutti gli acquedotti passavano per l’Esquilino, ma Papa Gregorio XIII Boncompagni e poi a Sisto V diedero il via ad un’impostazione urbanistica del rione. Il primo aprì la famosa “via Gregoriana“, l’attuale via Merulana, e il secondo fece costruire la “Strada Felice”, creando così una connessione tra i quartieri Monti, Esquilino e San Giovanni. Sempre a quell’epoca, 1575, si costruì l’attuale porta S. Giovanni, essendo divenuta insufficiente al traffico quella antica, la porta Asinaria.

Da quel periodo in poi furono edificate nella zona grandi ville patrizie, destinate però a scomparire negli anni ’70 del 1800. Dopo il 1870, con Roma capitale, l’Esquilino fu infatti la zona d’attacco della speculazione edilizia, favorita dalla avidità di denaro dei proprietari aristocratici delle ville della zona: il quartiere perse tutta la ricchezza del suo verde, della sua storia, dei suoi giardini, per essere soffocato dalle abitazioni per la nuova borghesia impiegatizia (Nuovo Quartiere Esquilino). Ciò ne ha definito le caratteristiche edilizie ed urbanistiche attuali.

Via Carlo Alberto

Il piano regolatore redato da Alessandro Viviani nel 1873, prevedeva anche un grande spazio (Piazza Vittorio Emanuele II), in posizione centrale, rispetto al rione. E proprio il progetto di Piazza Vittorio (come viene usualmente chiamata) che trova pratica realizzazione tra gli anni 1882 e 1887, indica senza ombra di dubbio l’intento di dare un’impronta “piemontese” al rione destinato a divenire un’area residenziale per la borghesia della nuova burocrazia statale. Infatti solo in questa piazza troviamo i caratteristici palazzi con i portici che, indubbiamente utili per ragioni climatiche nell’Italia settentrionale, non hanno trovato fortuna nelle successive realizzazioni architettoniche della Capitale.

E proprio questa piazza, Piazza Vittorio Emanuele II, diventa ben presto il cuore del rione, attorno al quale ruota tutt’oggi la vita del quartiere.
Il primo aprì la famosa “via Gregoriana“, l’attuale via Merulana, e congiunse S. Maria Maggiore a S. Giovanni in Laterano, e il secondo fece costruire la “Strada Felice”, che lega la Chiesa di Trinità dei Monti alla Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, passando per l’Esquilino. Sempre a quell’epoca, 1575, si costruì l’attuale porta S. Giovanni, essendo divenuta insufficiente al traffico (già a quei tempi!) quella antica, detta Asinaria.


A cura di Annachiara Squitieri

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